
Paolo Brovelli
Filosofia del viaggio lento. Una scusa per fare geografia
Brovelli è sempre in viaggio. E se non viaggia scrive. Sono più di trent’anni che alimenta la passione per avventure geografiche d'ogni tipo. Tanti amori, a seconda dei sentieri della vita, dall’Italia alle zone più remote del pianeta, con l’America Latina che ritorna spesso: il Brasile, dal 1986 casa di suo padre, e Città del Messico, casa sua per anni e luogo di nascita di suo figlio. Tra le esperienze più note: un Lisbona-Pechino a bordo di un Ape Piaggio, un’esplorazione della Libia in ciclomotore, una traversata del Sahara con i migranti.
Traduttore professionista da quattro lingue, imparate per la passione di mescolarsi al mondo (leitmotiv del suo viaggiare), ha tradotto libri altrui e ne ha scritti di suoi, per restituire un po' del succo dei suoi studi e del suo peregrinare. Lo stesso principio per cui, dal 2010, per molti mesi l’anno, accompagna gruppi in giro per il mondo. Perché viaggiare allunga la vita, dice lui, e le "ore del viaggiatore" valgono sette volte di più di quelle normali… come per i cani.
Tra i suoi scritti: Sulle ali di un Ape – Da Lisbona a Pechino in 212 giorni (Milano, Corbaccio, 2007); In viaggio con l'infame – Sulle tracce dell’uomo che inventò il Brasile (Idem, 2014), nel cuore del Sudamerica di oggi, dietro un grande esploratore secentesco portoghese. L’ultima pubblicazione, Parole e polvere – Taccuini di strada: Eurasia, America e Africa, ha visto la luce nel 2017, per Cierre Edizioni, Verona.